Ebbene alla fine mi avete convinto
Dopo averlo letto tutto continuo ad avere dei sentimenti contrastanti nei suoi confronti. Ci sono delle piccole parti che me l’hanno fatto amare e altre che mi hanno lasciata perplessa.
Lo stile narrativo non è di certo all’altezza della saga originale non tanto perché si tratta di una trasposizione teatrale ma perché gli eventi si susseguono così in fretta che non si ha il tempo di interiorizzarli.
Il linguaggio dei personaggi così 'moderno' certe volte mi ha fatto sorridere, certe altre volte mi ha infastidita.
La sensazione di star leggendo una fanfiction non mi ha abbandonato per tutto il tempo. Non che ci sia necessariamente qualcosa di male in questo, ho letto delle fanfiction scritte davvero bene che sono in grado di esplorare la psiche dei personaggi e dare spunti interessanti (una di queste riguardava una figlia di Bellatrix ad Hogwarts, ed era davvero degna di stare su uno scaffale di una libreria!). Ma ogni autore ci mette del suo in un’opera, e per quanto si provi a seguire le orme dell’originale, l’impronta personale ci sarà sempre. E qui si nota tantissimo con la caratterizzazioni dei personaggi che per quanto siano stati riportati cercando di seguire fedelmente la saga non sono ‘esattamente’ come i personaggi della Rowling, è come se appartenessero ad un universo parallelo, sono uguali e differenti allo stesso tempo.
I due personaggi principali, Albus e Scorpius, li ho trovati a tratti un po’ troppo stereotipati, alcuni dialoghi sono sembrati un po’ troppo forzati, alcune situazioni volutamente troppo allusive o imbarazzanti. Ma questa è anche e soprattutto colpa del fatto che tutto deve essere espresso tramite discorso diretto tra i personaggi e non c’è la possibilità di soffermarsi sui gesti e sui pensieri.
Di Albus ho apprezzato il fatto che fosse così simile a suo padre, entrambi hanno vissuto un’adolescenza con il peso di dover dimostrare qualcosa al mondo, con la sensazione di essere sempre incompresi e soli, soli contro il proprio destino.
Di Scorpius ho apprezzato la dolcezza e la semplicità, due ‘lussi’ che non sono mai stati concessi a suo padre.
Draco è sempre stato una specie di automa, sempre fedele alla terza legge di Newton “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, sempre pronto a ripetere come un pappagallo frasi arroganti nelle quali non ci ha mai creduto fino in fondo ma che spesso l’hanno spinto troppo in là, come suo padre prima di lui. I Malfoy sono una famiglia meravigliosamente contraddittoria e meravigliosamente umana, Scorpius ha permesso che questa loro umanità venisse alla luce nella sua interezza perché fortunatamente per lui è vissuto in un’epoca in cui non c’era nessuna oscurità in cui avrebbe potuto rischiare di perdersi. Ho trovato bellissimo questo passaggio graduale da Lucius a Draco, e da Draco a Scorpius. Lucius è un uomo arrogate, orgoglioso e spregevole, amante del controllo ma ad un certo punto le cose gli sono sfuggite totalmente di mano. Quando Voldemort è tornato al potere lui, a differenza di altri, ha avuto paura, paura per la sua famiglia, per suo figlio, non è mai stato un pazzo esaltato come lo sono stati i Lestrange o i Carrow. Ma per il bene di Draco ha dovuto fingere che tutto fosse sotto controllo, ha dovuto fingere che gettare suo figlio tra le braccia di Voldemort fosse la cosa giusta da fare. Credo sia quello il momento in cui Draco si sia sentito abbandonato, quando durante il suo sesto anno di scuola non ha fatto altro che girare su se stesso come una trottola impazzita, senza trovare pace, senza sapere cosa fare, sempre solo. Come lui stesso dice nel 15 capitolo del secondo atto (@Music avevi ragione, vale la pena di leggerlo anche solo per quelle tre pagine), anche Tom Riddle era estremamente solo, non ha mai conosciuto l’amore, ha vissuto credendo di essere speciale per via dei suoi poteri (e questa è un'altra grande differenza tra lui ed Harry, il piccolo Potter è vissuto credendo di essere assolutamente ordinario e 'normale'), è sempre stato senza filtri e senza limiti, senza nessuno che gli mostrasse cos'era giusto e cos'era sbagliato e questo gli ha permesso di scendere in un abisso profondo sin da piccolissimo, sempre più giù fino ad un punto di non ritorno. Voldemort è il risultato di quello che succede quando l'istinto prende il sopravvento su tutto il resto, quando viene cancellata anche l'ultima briciola di pietà, di compassione. E quando rimane solo l'odio non si torna più indietro.
Il fatto che Draco sia consapevole di tutto ciò è la risposta a tutte le domande sul suo presunto cambiamento.
Tornando alla storia, i continui salti temporali si sono risolti in maniera un po’ troppo semplicistica, ma quando è spuntato quel nome tra la fine della quarta scena e l’inizio della quinta del terzo atto ho avuto una stretta al cuore. Forse inserirlo così random non era necessario, anche perché era già stato abbastanza straziante dovergli dire addio una volta, figurarsi due. Certo la sua presenza nell’opera è stata breve e non ha aggiunto nulla di nuovo al suo personaggio, è stato come guardare la fotografia di qualcuno per assicurarsi che nella nostra memoria ne conserviamo la giusta immagine. Eppure sono grata agli autori di ciò, per avermi dato la conferma che anche in un universo parallelo Severus sarebbe stato l’uomo di sempre.
Delphi è invece un gigantesco NO. Non c’è nulla in lei che riesca a suscitarmi una qualsivoglia emozione, sembra che il suo sia un personaggio soltanto abbozzato e alla fine le sue vere intenzioni risultano poco chiare.
Una sola cosa è certa, l'universo di Harry Potter riesce sempre in qualche modo a regalare nuovi spunti di riflessione