La Fenice

[Animali] - Il ritorno del lupo sull'Appennino, Foto - Più di mille ma sempre a rischio

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sere-jules
CAT_IMG Posted on 12/11/2013, 19:32     +1   -1




I lupi ora sono più di mille

Ma sempre a rischio

Negli anni Settanta erano meno di cento. Oggi solo in Abruzzo formano una decina di branchi



Negli anni Settanta i lupi che popolavano gli Appennini erano meno di cento. Talmente pochi da essere considerati a rischio di estinzione. Oggi, secondo stime ufficiali, sono più di mille. Solo in Abruzzo, nei 75 mila ettari di area protetta, vivono oggi una decina di branchi per un totale di circa 80 individui. «Un numero che, in proporzione al territorio, è superiore a quello del parco di Yellowstone», commenta Franco Iezzi, presidente del Parco nazionale della Majella.

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LE RAGIONI DEL SUCCESSO – Questo risultato nasce da diversi fattori. «Come prima cosa le leggi che hanno reso il lupo una specie protetta, poi l’abbandono da parte degli uomini delle aree montuose, il rimboschimento e l’aumento degli ungulati come i cinghiali di cui questi animali si cibano», spiega Andrea Gazzola, dottore di ricerca in biologia ambientale. Grazie a tutti questi elementi e all’attività continua dei ricercatori, i lupi sono tornati a colonizzare le aree montane del nostro Paese. «A differenza degli orsi e delle linci, infatti, tendono a staccarsi dal territorio di appartenenza per andare in cerca di nuovi spazi e compagni», continua Gazzola. «Questo spiega la loro veloce espansione in Italia: nel 2007 hanno raggiunto la Valle d’Aosta e poi si sono spinti anche oltreconfine fino ai Pirenei e in Germania».

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CONFLITTO UOMO-LUPO – Nell’immaginario collettivo il lupo non gode di buona reputazione. «È un animale dal forte impatto emotivo per l’uomo. È stanziale, vive insieme in branco e mangia molto. Quindi per gli allevatori può rappresentare una vera e propria piaga», afferma l’esperto. Eppure, molto spesso ai lupi si attribuiscono più danni rispetto a quelli che effettivamente causano. «Recente è il fenomeno dei cani rinselvatichiti che predano il bestiame», commenta Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente. «Per questo motivo, accertare le cause del decesso si è rivelato determinante per le strategie di conservazione e di convivenza fra lupi e attività umane».

IL PROGETTO WOLFNET – Per attenuare il più possibile il conflitto con gli allevatori, nel parco della Majella è stato sperimentato il programma europeo Life Wolfnet. Si è istituito una sorta di «Ris» del lupo, costituito da veterinari, biologi e forestali, per accertare i casi di morte e le cause delle predazioni alle greggi. Si è poi provveduto ad accorciare a 60 giorni i tempi di indennizzo e, in alcuni casi, a dare nuovi animali agli allevatori in cambio di quelli deceduti. Così, negli ultimi tre anni, sono state restituite oltre 150 pecore predate.

GLI «STATI GENERALI» DEL LUPO – Per fare il punto della situazione all’inizio di novembre a Caramanico Terme, in Abruzzo, sono giunti più di 300 scienziati, veterinari e biologi provenienti da tutto il mondo in occasione del Congresso internazionale sul lupo. «A livello italiano è emersa una grande capacità del sistema dei parchi di tutelare la specie e individuare misure per diminuire i rischi collegati ai lupi, riducendo i conflitti e le morti», commenta Nicoletti. «Per una volta, l’Italia è l’esempio da seguire per gli altri Paesi. Siamo i più bravi e questo grazie all’esperienza che abbiamo accumulato negli anni e che viene soprattutto dalle attività svolte nelle aree protette». I prossimi passi saranno quelli di studiare l’attività di questo animale anche nelle aree del Sud ed elaborare modelli di gestione comuni per le istituzioni e le associazioni dedicate. Inoltre, serviranno leggi comunitarie che vincolino in misura maggiore alla tutela di questo animale che si sta espandendo sempre di più in Europa.

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Fonte: Corriere della Sera
 
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sere-jules
CAT_IMG Posted on 13/11/2013, 08:46     +1   -1




Via agli Stati generali del lupo, conoscerlo per difenderlo

Nel parco della Majella via al convegno con esperti da tutto il mondo per studiare la migliore tutela di un animale molto presente nei parchi italiani e da sempre nel mirino



BALLA COI LUPI tutto Appennino e anche sulle Alpi ora si torna a sentire sepre più spesso il suo ululare nelle notti di luna, tra proteste di di allevatori e prove di convivenza che sembrano finalmente funzionare. Sono ormai più di duemila in tutta Italia, e nel solo parco della Majella, in Abruzzo, ne vivono più che nel famoso parco di Yellowstone. A parlare di loro, che dal centinaio scarso a cui erano ridotti negli anni '70 si sono moltiplicati e, spostandosi lungo la dorsale appenninica, sono migrati verso il nord arrivando alle Alpi, fino a fare branco anche con i fratelli slavi, sarà un convegno. Organizzato con Legambiente nel parco della Majella dal 6 all 8 novembre si intitolata: Gli stati generali del lupo e si tiene a conclusione del progetto europeo Wolfnet. Arriveranno esperti dall'America, dal Canada, per parlare lui, del lupo, e di Wolfnet, del programma di protezione finanziato anche dall'Europa, che consente di seguirne le tracce con radiocollari per studiarne mosse, abitudini, occupazione del territorio.

"Non sono mai troppi". Negli anni '70 erano rimasti in poche decine gli esemplari in tutta l'Italia, circoscritti ad alcune zone dell'appennino calabrese e in Abruzzo. Da allora la storia e il destino del lupo sono cambiati grazie a leggi prima nazionali poi europee che a partire dal '74 ne hanno protetto la specie, ma anche a causa del cambiamento sociale. Con l'abbandono degli appennini, sempre meno abitati e coltivati, la natura selvaggia ha ripreso i suoi spazi e cinghiali e daini, si sono moltiplicati. "Non ci sono mai troppi carnivori nell'equilibrio della natura, ce ne sono tanti quanti la catena alimentare ne consente", spiega un veterinario del parco della Majella.

Il RIS dei lupi. Parco dove viene applicato un modello di convivenza considerato molto innovativo, che prevede l'istituzione di un corpo paragonabile ai "RIS" costituito da veterinari, biologi e forestali, in grado di effettuare analisi avanzate sui casi di morte dei lupi e su i greggi predati. Accertare le cause della morte o capire se una pecora è stata predata da un lupo o da un cane rinselvatichito "si è rivelato determinante per le strategie di conservazione e di convivenza fra lupi e attività umane". Spesso infatti, dal sud al nord si levano le voci di protesta degli allevatori quando una delle loro bestie viene attaccata e uccisa. "Il problema è più forte nelle zone in cui da decenni non c'era più lupo e quindi il bestiame viene lasciato libero, dove la sua presenza non è mai mancata gli allevatori sono più accorti. Comunque abbiamo creato un gregge di 150 pecore che vengono allevate per compensare gli allevatori nel caso i lupi mangino le loro. Per far si che l'equilibrio naturale continui assieme alle attività economiche".

La convivenza con l'uomo. Il Parco della Majella può vantare un numero di lupi che, in proporzione al territorio, è ben superiore, per esempio a quello del famoso Parco di Yellowstone, e può, dicono gli esperti, offrire un modello di gestione della presenza del lupo compatibile con le attività dell'uomo: i danni recati dal carnivoro al bestiame domestico sono tra i più bassi mai registrati, le misure di prevenzione e mitigazione tra le più innovative nel contesto europeo e, ultimamente, grazie al Progetto Life Wolfnet, anche gli studi condotti sui branchi di lupo della Majella risultano essere tra i più dettagliati ed approfonditi.

Gli appuntamenti. Di tutto questo di parlerà durante il convegno che occuperà tutta la prima settimana di novembre. Si parte oggi, presso Badia Morronese, a Sulmona, con la riunione di tutta la partnership del Life Wolfnet e l'approvazione di un documento finale di progetto che conterrà le linee guida per la gestione del Lupo in Appennino nei prossimi anni e che sarà consegnato nelle mani del Ministero dell'Ambiente come contributo al prossimo Piano d'Azione Nazionale. Domani, sempre a Sulmona, saranno presenti i rappresentanti di aree protette, regioni appenniniche, del Ministero dell'Ambiente, della Salute e dell'Agricoltura, il Corpo Forestale, le Associazioni di categoria dei portatori d'interesse, per siglare insieme un patto per la conservazione del Lupo in Appennino e tracciare, per la prima volta in modo congiunto, la strategia per la coesistenza tra Lupo e Uomo in Appennino. Il 6, 7 e 8 Novembre invece sarà celebrato, a Caramanico Terme, l'International Wolf Congress, tre giorni di lavoro e di confronto tecnico-scientifico sulla gestione del lupo in tutto il mondo. Ci saranno ricercatori, biologi, naturalisti, veterinari, provenienti dagli Stati Uniti, dal Canada e da 10 diversi Paesi europei. Un meeting storico: dopo circa 40 anni dall'emanazione delle prime leggi di tutela del lupo.

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Fonte: Repubblica
 
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Bastet93
CAT_IMG Posted on 13/11/2013, 12:31     +1   -1




oh, finalmente qualcosa di troppo bello.
:applause: :applause: :ohlove: :ohlove:
 
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2 replies since 12/11/2013, 19:32   453 views
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