La Fenice

[Ambiente] - Popoli indigeni: patrimonio dell'umanità, Foto - 9 Agosto, giornata mondiale ONU

« Older   Newer »
  Share  
sere-jules
CAT_IMG Posted on 10/8/2013, 08:25     +1   -1




I popoli indigeni, patrimonio dell’umanità

Assommano a 370 milioni di persone in 70 nazioni, pari al 6% della popolazione del nostro pianetaI popoli indigeni, patrimonio dell'umanità



Contano almeno 370 milioni di persone. Rappresentano il 6% della popolazione del nostro pianeta e sono distribuiti in più di 70 nazioni diverse. Sono i popoli indigeni della Terra, di cui il 9 agosto si celebra la Giornata internazionale Onu. La loro esistenza costituisce un caleidoscopio di umanità e culture sorprendenti, che testimonia il potenziale creativo degli esseri umani e la loro straordinaria capacità di adattamento. «Alle sfide imposte da habitat diversi e spesso ostili, hanno risposto con sofisticate tecniche di caccia, allevamento e navigazione», spiega Joanna Eede nel libro Siamo tutti uno, a loro dedicato.

HWhvfzM



NELLA NATURA - Millenni di immersione nella natura hanno permesso loro di cogliere anche i suoi segnali più impercettibili, insegnandogli a distinguere radici e bacche commestibili, a percepire i cambiamenti climatici, a prevedere i movimenti delle lastre di ghiaccio, il ritorno delle oche migratrici e i cicli di fioritura degli alberi da frutto. Come dice Roy Sesana, boscimane Gana del Kalahari, «Impari quello che la terra ti suggerisce». Sanno probabilmente meglio di chiunque altro che il delicato equilibrio tra uomo e natura è stato mantenuto per millenni solo grazie al rispetto dei suoi limiti. Per loro, responsabilità e reciprocità sono requisiti essenziali per la sopravvivenza. Prendere più del necessario o deturpare la terra non è solo controproducente, ma anche irresponsabile verso le future generazioni. Non vanno idealizzati: gli stereotipi, siano essi positivi o negativi, violentano, e talvolta uccidono. Tuttavia, il resto dell’umanità stenta certamente a tributare loro il valore che meritano, e a garantirgli il dovuto rispetto dei diritti fondamentali.

CONOSCENZA - La manioca, conosciuta anche come cassava, è un arbusto originario del Sudamerica. Coltivata dagli indiani locali, oggi è divenuta un alimento d’importanza mondiale. È l’alimento principale della dieta di circa un miliardo di persone in oltre cento Paesi diversi, cui fornisce un terzo del fabbisogno calorico giornaliero. Nella sola Africa, lo utilizza quasi l’80% della popolazione. Gli scienziati stimano che le raffinatissime conoscenze botaniche dei popoli tribali siano state essenziali nello sviluppo del 50% delle medicine esistenti oggi. Alcuni preparati vegetali usati dagli indiani amazzonici come veleni sulle punte delle frecce per immobilizzare la preda o per pescare, per esempio, sono stati trasformati in rilassanti muscolari che hanno reso possibile la chirurgia a cuore aperto. L’aspirina è stata sintetizzata dalla corteccia del salice bianco che gli indiani nordamericani bollivano per curare il mal di testa. Mentre il taxolo, un estratto della corteccia del tasso del Pacifico conosciuto dagli indigeni per i suoi poteri di rinforzo delle difese immunitarie, è usato oggi nella cura dei tumori alle ovaie e al seno... Le conoscenze botaniche e naturali degli indigeni sono enciclopediche. William Milliken, etnobotanico presso i Giardini botanici reali di Kew, a Londra, ricorda che molte specie di piante usate dagli indigeni non sono ancora nemmeno state classificate dagli scienziati occidentali. Di fronte alla loro rapida scomparsa, si sente quindi «l’urgenza di attingere al loro sapere anche da una prospettiva meramente utilitaristica».

«ARRETRATEZZA» - Eppure, la presunta «arretratezza» delle culture e degli stili di vita dei popoli tribali continua a essere invocata da molti governi per legittimare lo sfratto forzato dalle terre ancestrali e l’assimilazione economica e culturale nella società dominante nel nome dello «sviluppo». I popoli indigeni hanno protetto la diversità delle specie che li circondano e da cui dipendono attraverso stili di vita sostenibili. L’80% dei luoghi più ricchi di biodiversità del mondo si trova all’interno delle loro terre, e non è un caso. Studi scientifici recenti, basati su dati forniti dal satellite, dimostrano che la presenza di aree indigene è un freno efficace e cruciale contro la deforestazione e gli incendi.

RIFUGIATI NELLE LORO TERRE - Eppure, la creazione dei circa 100 mila parchi esistenti oggi sul pianeta, pari al 12% della superficie terrestre, ha trasformato 130 milioni di indigeni in «rifugiati della conservazione»: popoli privati delle loro case e dei loro mezzi di sostentamento nel nome dell’ambiente. «Se qui hanno trovato una terra da trasformare in parco, è solo perché i Wanniyala-Aetto l’avevano protetta», lamenta un leader Wanniyala-Aetto estromesso insieme al suo popolo dal parco nazionale Maduru Oya dello Sri Lanka. Dal 1983 il governo ha anche reso illegale il loro tradizionale stile di vita, basato su caccia e raccolta, gettando le comunità nel baratro della povertà, con tutto ciò che essa comporta: cattiva salute, malnutrizione, profonda angoscia e malattie mentali.

DIRITTI - A differenza del passato, oggi la legge internazionale riconosce i diritti dei popoli indigeni sulle terre ancestrali e decenni di attivismo hanno indotto importanti cambiamenti di mentalità nell’opinione pubblica. Ma in molte parti del mondo sono ancora etichettati come «primitivi» e costretti a confrontarsi quotidianamente con la minaccia di estinzione fisica e culturale. Survival International ha definito gli Awá del Brasile come «la tribù più minacciata del mondo».Le loro terre sono invase illegalmente da coloni e taglialegna che quando li vedono, semplicemente, li uccidono.

ABUSI - Dietro le persecuzioni, oltre all’avidità e a grandi interessi economici e politici, c’è anche il razzismo. Gli abusi restano troppo spesso impuniti, e molti governi stentano a riconoscere ai popoli indigeni almeno il diritto di essere consultati quando vengono varati progetti di sviluppo che hanno un impatto sulle loro vite, così come raccomanda anche la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni e tribali adottata dall’Onu nel 2007. In ogni continente, i popoli tribali chiedono solo terra a sufficienza per vivere, e la libertà di decidere autonomamente del loro futuro. «Diritti che Survival aiuta a difendere da 44 anni», sostiene Fiona Watson, direttrice del dipartimento campagne dell’associazione, «e che vanno garantiti incondizionatamente: diversamente, non potranno sopravvivere» Ma è doveroso anche impedire che il mondo perda le loro straordinarie conoscenze e abilità: per un’umanità alla deriva, minacciata dai cambiamenti climatici e chiamata a riformulare con urgenza le nozioni moderne di progresso e di sviluppo, i popoli indigeni sono oggi più importanti che mai.

PsPtIoC
I Moken delle Andamane hanno sviluppato la capacità di mettere a fuoco sott’acqua. La loro vista è il 50% più potente della nostra (a cura di Joanna Eede – www.survival.it)

sqlu4IT
Penan del Borneo cacciano con cerbottane di legno duro e frecce intinte in un veleno vegetale che ostacola le funzioni cardiache degli animali


eokp8N8
Dagli anni Settanta le terre dei Penan sono state spianate, bruciate e rase al ruolo da disboscamenti su vasta scala, piantagioni di olio di palma, gasdotti e dighe


FDOwZHc

Zfd9VsA

N0tY0Sy

G0nPsR6


7NDzhov
I Nenet mangiano carne di renna cruda, congelata oppure bollita, e ne bevono il sangue ricco di vitamine. Il latte di renna è sei volte più grasso di quello di mucca




Fonte: Corriere della Sera
 
Top
gabriellaericcardo
CAT_IMG Posted on 12/8/2013, 07:01     +1   -1




173717055-725e7cd0-2a7f-4d7e-992f-d3f0e8d3f8a6

Moken delle Andamane

I Moken hanno sviluppato la capacità di mettere a fuoco sott’acqua per andare in cerca di cibo sul fondale marino. La loro vista è il 50% più potente della nostra.

La storia orale dei Moken è ricca di conoscenze sul mare, sui venti e sulle fasi lunari.

Un mito racconta della la-boon, ovvero "l'onda che mangia la gente". La leggenda vuole che appena prima dell'arrivo della la-boon, il mare si ritiri.
Nel dicembre 2004, quando il mare si ritirò prima dello tsunami, gli anziani di un villaggio moken della Tailandia riconobbero i funesti presagi e condussero la loro comunità e i turisti in salvo sopra un'altura.

173721102-19d4ae51-d08d-4389-99ee-40015f16fbfb


Yali, Papua Occidentale

Molti popoli tribali hanno una conoscenza enciclopedica degli animali, delle piante e delle erbe autoctone. Gli Yanomami, ad esempio, utilizzano quotidianamente circa 500 specie di piante differenti.

Gli Yali della Papua Occidentale sono ecologisti eccellenti, e riconoscono almeno 49 diverse varietà di patate dolci e 13 di banane.


173743165-d90cf536-adeb-4300-91a0-dcc848dcd659

Richiami

La maggior parte dei popoli tribali ha un'acuta sensibilità per il comportamento animale. Gli uomini Pigmei sono imitatori così esperti che possono riprodurre il lamento di un'antilope ferita per attirarne un'altra fuori dai cespugli.

Allo stesso modo, i cacciatori della Siberia sono capaci di imitare il pianto di un cucciolo di renna in cerca della madre, o il verso di un maschio in calore.


173757115-a82ec510-b9fb-4381-83fc-af7110ed62e4

Wichì, Argentina

Durante la stagione secca, quando il livello dei fiumi è basso, i Wichì dell’Argentina vivono dei pesci che catturano con una rete tesa tra due pali. Immersi nell’acqua fangosa, percepiscono la presenza del pesce scrutando i movimenti dell’acqua sulla superficie.

173808244-8de35f22-4404-4835-842a-48709df87765


Awá, Amazzonia

Quella degli Awá è la tribù più minacciata del mondo. Le donne Awá si prendono cura di diverse specie di cuccioli di scimmia rimasti orfani, tra cui le scimmie urlatrici e quelle cappuccine, che allattano al seno. E per illuminare le case di notte, bruciano una resina che estraggono da un albero rosso brasiliano, il maçaranduba.

173825703-04f6900d-1e97-44af-9fb7-8422fa36c93a

Nenet, Siberia

La carne di renna è l'alimento più importante della dieta nenet.

Viene mangiata cruda, congelata oppure bollita, insieme al sangue di una renna appena macellata, che è ricco di vitamine.

La percentuale di grasso nel latte di renna è del 22%: sei volte di più che in quello di mucca.

173842466-2136e57d-792d-46eb-9334-db5b7184c62c

Boscimani, Botswana

Una donna Boscimane del Botswana assapora la polpa di un melone.

Tradizionalmente, i Boscimani si procurano l'acqua attingendola dalle "pan" - depressioni della sabbia che si riempiono di pioggia - o l'assumono attraverso radici e meloni tsama. Sono tutte tecniche apprese nel corso di migliaia di anni di sopravvivenza nel deserto durante le stagioni secche, quando i pozzi d'acqua del Kalahari si riducono in polvere.

Impari quello che la Terra ti suggerisce ha detto Roy Sesana, Boscimane Gana.


173858664-5e8fb67d-5c3e-46ef-a51f-cb321b38518c


Matsés, Amazzonia

Spesso, prima delle battute di caccia, gli uomini Matsés soffiano il tabacco l’uno nel naso dell’altro per aumentare l’energia, o assumono il veleno di rana: produce una sensazione di lucidità e forza che può durare per diversi giorni.

Il fluido viene raccolto sfregando la pelle della rana con un bastoncino. La secrezione viene poi inserita in piccoli fori praticati sulla pelle del destinatario.

173911955-86edac85-5ec0-4844-b075-0fa4f7080244

Hadza, Tanzania

Gli Hadza della Tanzania hanno sviluppato una relazione di aiuto reciproco con gli uccelli-guida, che li conducono agli alveari delle api selvatiche.

Gli uccelli-guida chiamano i cacciatori, i quali fischiano in risposta. L'animale si muove di albero in albero, fermandosi ad aspettare i cacciatori, e alla fine li conduce all'alveare, che spesso si trova in alto, tra i grossi rami di un baobab.

Fonte: National geographic
 
Top
int_om_91
CAT_IMG Posted on 14/8/2013, 00:09     +1   -1




sembra incredibile che piccole realtà come quelle da voi descritte, siano sopravvissute all'i-pad, all'inquinamento, al grande fratello...
fa riflettere...molto
 
Top
2 replies since 10/8/2013, 08:25   144 views
  Share